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Niente acqua potabile nei campi, cento braccianti 'occupano' la Cattedrale di Foggia e scrivono a Papa Francesco

Hanno preso posto tra i banchi della cattedrale di Foggia occupandola simbolicamente per protestare contro la totale mancanza di tutele lavorative e le condizioni pietose in cui sono costretti a vivere. Oltre cento braccianti impiegati nelle campagne per la raccolta di pomodori e altri prodotti agricoli nei pressi del Gran Ghetto, hanno manifestato nella mattinata all'interno del duomo foggiano esponendo un unico cartellone che recitava: “Siamo lavoratori, non carne da macello”.

LA PROTESTA. I manifestanti hanno lamentato il mancato rispetto da parte della Regione Puglia di un accordo stipulato lo scorso 31 luglio che prevedeva, oltre alla fornitura di acqua potabile, anche una serie di azioni a favore dei diritti sindacali e dell'inserimento abitativo dei braccianti. Al contrario, lo scorso 13 settembre la Giunta guidata da Emiliano ha interrotto definitivamente il servizio di provvista dell'acqua.

LETTERA A PAPA FRANCESCO. Una delegazione dei partecipanti ha incontrato il Vescovo di Foggia, Mons. Pelvi a cui è stata letta e consegnata una lettera indirizzata a Papa Francesco, contenenti le loro istanze (in basso il testo integrale): “Caro Papa – vi è scritto - siamo i/le braccianti impegnati nella raccolta di pomodori e altri prodotti agricoli, “viviamo”nell'ex Gran Ghetto di Rignano nel comune di San Severo, ma ti scriviamo dalla cattedrale di Foggia, che abbiamo occupato questa mattina perché così magari riusciamo a farci sentire meglio. Siamo lavoratori sfruttati e sottopagati ai quali non vengono riconosciuti i diritti minimi sindacali. Avendo imparato a coltivare e curare la terra sappiamo che, in ogni parte del mondo, chi si occupa di far fruttificare la terra vive vicino al suo “posto di lavoro”. E ancora: “Oggi il settore agricolo, con i miliardi di profitto che genera, fa dell'Italia uno dei principali produttori in Europa, senza che questo abbia un riflesso positivo sulle condizione di vita e lavorative degli operai agricoli in termini di diritti sindacali e sociali. Tutto questo è possibile proprio perché uomini e donne come noi vengono sfruttati nella filiera dell’agroindustria, succube delle imposizioni della Grande Distribuzione Organizzata. Il 13 settembre, mentre sollecitavamo la Regione Puglia ad applicare integralmente l’accordo del 31 luglio, ci veniva tolta di nuovo l’acqua potabile per impedirci di vivere dove lavoriamo e costringerci ad andare via. Ci hanno negato l’acqua in nome di una presunta legalità. E allora anche noi protestiamo da questa cattedrale di Foggia, perché anche noi vogliamo legalità e giustizia sociale. Avere accesso all’acqua è giustizia sociale. È evidente che questa marcia indietro della Regione svela l’ipocrisia di questa loro presunta lotta per la legalità, che ha invece un altro nome: speculazione. Sulla pelle di uomini e donne costretti a vivere e a lavorare in condizioni inumane. Abbiamo diritto ad un contratto di lavoro, lo prevede la legge, eppure nessuno di questi paladini della legalità si pone il problema di rispettarla. Abbiamo diritto a un alloggio, di cui per legge dovrebbero farsi carico i datori di lavoro, ma neanche questa norma viene rispettata. Abbiamo diritto ad essere risarciti per i tanti infortuni che subiamo sul lavoro, come prevede la legge, ma anche in questo caso la legge non viene rispettata".

di Redazione 


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